Quali caratteristiche dovrebbe avere un capo per individuare e sviluppare talenti? Spirito di osservazione, determinazione, curiosità e disponibilità a trovare qualcosa di buono in ognuno.
Efficace, proattivo, autonomo, disponibile, problem-solver, flessibile, sorridente. Ecco come Retail Manager e Store Manager vorrebbero il proprio collaboratore ideale nella difficile lotta per raggiungere il budget. Un po’ come dire: un campione di kung fu deve essere agile, muscoloso, intuitivo.
Purtroppo, la maggior parte di noi non è esattamente così. Esistono molti esempi ai quali ispirarsi, capaci di comportamenti efficaci, come ci permettono di cogliere i due minuti tratti dal film Kung Fu Panda:
ma raramente gli esempi sono sufficienti per acquisire le competenze necessarie.
L’inizio prima dell’inizio
“Dimmi in cosa devo migliorare” o meglio “Dimmi dove sbaglio” e persino “Dimmi in cosa sono sbagliato”, sono le domande che mi sento spesso fare all’inizio di un colloquio di empowerment.
E anche quando la domanda non arriva, spesso l’abitudine è quella di iniziare dalle cose da cambiare. I capi, i coach, i trainer in fondo sono lì per quello, per dire cosa cambiare; i più illuminati sanno che anche i feedback positivi sono importanti, ma nella maggior parte dei casi li usano per motivare e bilanciare un po’ le critiche, insomma per addolcire la pillola.
“Dovresti dimagrire un po’ “ direbbe il maestro di Kung Fu Panda, “diventare più agile, flessibile, meno pigro, più concentrato…”. Quante volte ci siamo sforzati di dare il consiglio giusto per il collaboratore, indicare l’area di miglioramento più significativa, il punto critico.
Senza grandi risultati, purtroppo, perché in verità nella maggior parte dei casi il collaboratore le conosce già, le sue debolezze, i suoi errori, in maniera più o meno consapevole. E chissà quante diete ha già fatto il nostro Panda.
Sviluppare talenti con l’empowerment
In termini di empowerment noi proponiamo un altro approccio: partire dai punti di forza. Valorizzare l’esistente per creare una condizione d’ingaggio e soddisfazione che aumenti, nel nostro collaboratore, il desiderio di aggiungere altre opzioni.
Ancora una volta ci offre uno spunto questi 90 secondi tratti dallo stesso film:
Emerge una grande determinazione, quando si tratta di perseguire un obiettivo desiderato; una certa potenza, altrimenti non sarebbe salito così in alto, persino flessibilità (la spaccata). Tutte capacità inaspettate, anche agli occhi del nostro collaboratore!!
Sviluppare talenti significa creare un percorso, comprendente anche attività di coaching, che sia prima di tutto un’opportunità, basato sulle risorse esistenti, rinforzato da piccoli successi intermedi rassicuranti e arricchito da una progressiva e necessaria presa di consapevolezza.
Quali competenze deve avere un capo per poter sviluppare talenti con l’empowerment?
Per favorire empowerment occorre che il capo abbia determinazione, curiosità, spirito di osservazione e una grande disponibilità a trovare qualcosa di buono anche nel suo allievo peggiore.
Coscienti che l’empowerment non può risolvere tutti i problemi derivanti da errori di recruitment, anche il collaboratore con una scarsa motivazione e con risultati inefficaci può sviluppare qualche punto di forza. Di cosa s’interessa nella vita privata? Cosa sa fare bene? Per che cosa è apprezzato dagli amici, dalla fidanzata? E anche nelle pause di lavoro, c’è qualcosa di lui che ci sorprende positivamente?
E’ particolarmente creativo, anche se un po’ svogliato? Forse si può occupare con efficacia di allestimento.
In negozio è poco autonomo, ma fuori è propositivo? Forse ha bisogno di delega.
Si tratta di due esempi realmente accaduti, riportati da due Clienti che ringrazio.
Non nascondiamo che si tratta di un percorso impegnativo, che prevede grande apertura mentale, disponibilità a rinunciare ai pregiudizi, e le energie necessarie per creare percorsi ad hoc per ciascun collaboratore.
Al contempo si tratta sicuramente di un percorso che porta a soddisfazioni, forse anche impreviste e di lungo termine, e che contribuisce alla realizzazione di sviluppi professionali per i collaboratori e per gli stessi capi.
A questo punto potrebbe essere una buona idea sapere come finisce il film…
Mi piace pensare che ci sia una sola realtà, quella senza i pregiudizi dell’esperienza, quella consapevole del qui e ora.
Per questo motivo non è importante quanto il manager sappia, ma quanto lui stesso sia capace di accedere al sapere degli altri; così come non è importante quanto siano intelligenti i suoi collaboratori, ma quanto lui stesso sia capace di dare spazio a quella intelligenza ed usarla.
Il panda non adempirà mai al suo destino, né tu al tuo, se non rinuncerete all’illusione del controllo. Guarda quest’albero Shifu: non posso farlo fiorire quando mi aggrada, né farlo fruttificare prima del suo tempo. (Oogway)
https://www.youtube.com/watch?v=JKMWXKcyFNo
La Tredicesima Essenza.
Il Talento.
Scena nodale del film da osservare, comprendere e sulla quale riflettere.
Emanuela
Il talento, la nota che mette insieme e fa funzionare tutte le altre, creando un risultato unico e duraturo.
La nota segreta, quella che non si può comprare. Tuttavia si può sviluppare, con tenacia e duro lavoro, è quello in cui crediamo e il presupposto della nostra attività di formatori.
“Il talento sta nelle scelte” come diceva De Niro e come rivela anche il video di Philip Petit, citato nel post https://caretail.it/team-engagement/ .